Sicuramente mi sono inselvatichita nel mio rapporto con l’autorità, pur avendo una disposizione di allieva diligente, ho imparato davanti al silenzio di mia madre ad ascoltare forze inconsce che mi hanno travolto più che se avessi accettato la sua autorità, ma lei non poteva pronunciare parole autorevoli per me, non le aveva ricevute e così tra noi doveva bastare il lessico frettoloso di compiti di sopravvivenza serbando nel cuore il mutismo del sentimento o dei sentimenti…tanti e contrapposti…devozione e rivolta, rabbia e acquiescenza…poi sono arrivate le parole autorevoli di altre donne, come quelle di Luisa Muraro ne L’ordine simbolico della madre, a portare un chiaroscuro laddove c’era un’opaca sospensione, a redistribuire luci ed ombre fino a farne immagine, scrittura, paesaggio, corpo, dimora, ad alimentare di alito vivente la materia sorda che ci aveva rinchiuso. Così ho ritrovato nell’origine materna la sicurezza e l’orgoglio di un “inizio”, la pacificazione dell’appartenenza, il radicamento dentro un’energia che ci fa risalire di grembo in grembo fino al corpo dell’universo.
Di nuovo ieri ho letto con passione Autorità (Rosenberg&Sellier 2013) di Muraro, di nuovo pensieri e sensazioni e altro “ordine” da fare, riconoscere, assumere…ritorna la mia selvatichezza e diffidenza su la parola autorità anche se Muraro la pronuncia disgiunta dal potere e dentro una forza simbolica che afferma libertà femminile…riconosco la disparità nei rapporti tra donne a cominciare da quella tra madre e figlia, allieva e maestra, tra sorelle e amiche e donne che possono aprirci al nostro desiderio di essere con la loro sapienza e allora mi chiedo se il principio che può muovere lo scambio dentro queste relazioni possa essere quello dell’autorità…mi pone meno resistenze parlare di potere femminile .
Adesso posso dire che nelle relazioni tra donne quello che mi “muove” è l’ammirazione e la maestria.
Nicoletta Nuzzo
l’immagine è un’opera di Catrin Arno
Meskalila Nunzia Coppola
23/06/2013 at 20:23
Io preferirei “Potenza femminile”, ossia Shakti!
Meskalila Nunzia Coppola
23/06/2013 at 20:21
Complimenti, Nicoletta!
Paola Zaretti
15/06/2013 at 08:41
Solo chi rifiuta la propria schiavitù rifiuta la sudditanza dell’altra perché ciò che ama per sé, è anche ciò che ama nell’altra, dell’altra, per l’altra. Autorità è parola pericolosa bandita dal mio vocabolario. Il testo di Muraro, a di là delle apparenze, è autobiografico. Sta parlando di sé e della sua autorità alla quale non ha mai saputo rinunciare. Mi spiace non sono d’accordo con un certo genere di femminismo che non so più da quale genere appartenga.
Simonetta Spinelli
12/06/2013 at 16:57
Mi è rimasta dentro da sempre una frase di Elena Gentili, una donna fondamentale per il femminismo romano, che ci ha lasciate troppo presto: “Amo le donne per intelligenza d’amore”. Ho sempre pensato che avesse a che fare con l’autorevolezza e non con l’autorità. In nessun caso mi sembra che l’autorità produca intelligenza d’amore. Al contrario della tua poesia. Ciao
Simonetta
silvana sonno
12/06/2013 at 19:03
Ho sempre avuto difficoltà a rapportarmi con termini quali autorità e potere. Va meglio con autorevolezza. Ma preferisco sempre i termini riconoscimento e/o risonanza, quest’ultimo come lo declina Carla Lonzi quando dice: ” “Il femminismo ha inizio quando una donna cerca la risonanza di sé nell’autenticità di un’altra donna perché capisce che il suo unico modo di ritrovare
se stessa è nella sua specie”. Risonanza e autenticità parole sorelle. Sorellanza la sintesi.
nicolettanuzzo2013
13/06/2013 at 08:59
Sì anch’io mi sento senz’altro più vicina ad un termine come autorevolezza perché (a differenza dell’autorità che delinea una gerarchia) richiede il ”riconoscimento” dell’altra e se ciò avviene per risonanza e intelligenza d’amore mi sembra il modo più armonioso di avvicinarsi così anche a se stesse. Grazie ad Elena Gentili, Simonetta Spinelli, Silvana Sonno, Carla Lonzi e a tutte le sorelle d’amore che ho incontrato.