di Federica Ziarelli
Il liceo classico, la Grecia, le radici occidentali che affondano in questa terra di miti, di grandi sogni e implacabili guerre: i misteri, la grandezza, le dinamiche tristi e felici del passato remoto hanno condizionato per sempre la mia visione sul mondo reale e su quello letterario.
E Nicoletta Nuzzo, con la sua visionaria sensibilità poetica, se ne è accorta e mi ha detto che “Cassandra” di Christa Wolf” mi sarebbe piaciuto. Così è stato, questo capolavoro epico mi ha conquistata e mi ha parlato immediatamente in maniera confidenziale perché in fondo già ci conoscevamo, perché già al ginnasio, io quattordicenne attentissima avevo colto nei racconti brevi ma intensi di una brava insegnante, che nella civiltà greca e nei suoi miti c’è contenuto tutto ciò che noi siamo diventati – e di più: tutto quello che proviamo.
Christa Wolf classe 1929, una tra le più grandi scrittrici tedesche, fin dagli esordi ha dimostrato una sensibilità potente verso la politica, le condizioni e contraddizioni del suo Paese ed ha scelto di scrivere storie riguardanti perlopiù questioni sociali. E’ concreta, ribelle, ha forza di sguardo e prontezza di critica. Tenta di comprendere, di cambiare, di aggiustare.
E la sua Cassandra, lei la leggendaria veggente troiana, figlia di Ecuba e di Priamo, le somiglia straordinariamente. Non è mai passiva, mai arresa anche se strozzata da mani che la atterriscono grida prepotentemente contro il delinearsi di una realtà accecata, irrimediabilmente patriarcale, scorretta, bestiale. Sconfortante è il senso di inadeguatezza della donna che si affaccia alla sfera intellettuale, da sempre privilegio maschile. La comunicazione tra i sessi diviene complicata, nervosa, inconcludente, fatta di pensieri che non trovano parole. “Insistetti per essere ascoltata in consiglio come testimone della morte di Troilo. Pretesi che si ponesse fine alla guerra, subito. E come? Mi chiesero gli uomini sconcertati. Io risposi: dicendo la verità su Elena. Sacrificando. Oro e merci, e quel che vogliono purché si ritirino (…) Uomini attempati divennero mortalmente pallidi. E’ matta, udii bisbigliare.”
Tuttavia sebbene Cassandra viva in un’epoca in cui le donne hanno perso ogni autonomia nell’arte del “vedere”, aspira ad uno sguardo e una voce del tutto propri. In questo modo di contro alla cecità generale, lei sola inizia ad accorgersi delle finzioni del Palazzo, nei segni che annunciano la guerra.
Troia, che nel corso dell’infanzia e della giovinezza le era sembrata una città perfettamente equilibrata, è ora la città dei padri, che contrappone argine ad argine, muro a muro. “Era là, dietro le sue alte mura, la mia Troia, la città amata. (…) Com’era ridotta la mia città, com’erano ridotti i miei troiani, al punto da non vedere che ci spingevano, piccolo drappello per le loro viuzze? Vidi com’ è semplice semplicemente non vedere. Non trovai i loro occhi. Ne scrutai con fermezza le nuche. Erano sempre state così vili? Un popolo di nuca vile, possibile?”
Alla fine del romanzo, quando il sole è oramai tramontato, in attesa della morte, Cassandra ha compreso che nessun dio le ha dato la veggenza, non Apollo né alcun altro. “Il dono di vedere” è solo la capacità propria dell’uomo, di attivare tutto il proprio corpo al fine di dire il reale, di non accontentarsi dei simulacri. “Tutto questo, la Troia della mia infanzia, esiste ancora nella mia testa soltanto. Qui dentro, finché ho tempo, la voglio riedificare, non voglio dimenticare nessuna pietra, nessuna lama di luce, nessuna risata, nessun grido. Anche se per breve tempo, voglio custodirla in me fedelmente. Ora posso vedere quello che non c’è, con quanta fatica l’ho imparato.”
Eccelsa è stata la Wolf nel dare vita ad un personaggio tanto intenso, così meravigliosamente mosso da passione e da coraggio. Cassandra è vita che si impone, che non accetta, che non si piega.
In lei parlano a volte teneramente, altre con voce tremante ma comunque decisa, i doni che la femminilità porta con sé dagli esordi del tempo; quel non indietreggiare allorché la sfida è proteggere, sacrificarsi, imporsi, rialzarsi – ed amare, soprattutto amare senza limiti ed in pieno orientamento.
Bibliografia: Christa Wolf “Cassandra”, Edizioni E/O, maggio 2017
https://nicolettanuzzo.wordpress.com/2018/02/25/cassandra-la-voce/
immagine, Christa Wolf, ritratto di Paolo Galetto